29Mag
By: Andrea Mazzucca Acceso: Maggio 29, 2017 In: Innoveazine Comments: 0

Poco dopo aver fondato Google Inc., Larry Page e Sergey Brin si dedicarono sin da subito al miglioramento e all’ottimizzazione della loro creatura. Il primo passo fu la definizione di un algoirtmo di analisi che assegnava un valore numerico ad ognuna delle pagine web di un sito con l’obiettivo finale di qualificarne l’importanza e il valore dello stesso.

La classifica di “Page”

Larry Page e Sergey Brin nel 1998

Questa particolare classifica di Brin e Page prese presto il nome di PageRank (dal cognome proprio di uno degli ideatori) e fu brevettata dalla Stanford University. La prima formula fu ideata nel 1996 come parte di un progetto per un nuovo genere di motore di ricerca, facile dedurre col senno di poi quanto questo fu un fattore estremamente rilevante per il successo e l’affermazione di Google tra i motori di ricerca.

Nell’epoca in cui i due si incontrarono, la maggior parte dei motori di ricerca esistenti basavano i loro risultati sulla Keyword Density, ovvero quante volte una determinata parola chiave o frase veniva ripetuta all’interno di un contenuto.

Come è intuibile, questo sistema era soggetto ad exploit ed abusi da parte dei webmasters e web designers che arrivavano addirittura ad inserire del testo nascosto all’interno delle pagine con lo scopo di aumentare la Keyword Density. Lo ammetto, anche io ho seguii quel trend, mea culpa (NDR)!

Ma come funziona il PageRank?

Come abbiamo anticipato poco fa, il PageRank di Google misura l’importanza di una pagina web. Per fare ciò basarono il loro algoritmo su un sistema di voti, dove ogni link che rimandava al sito in questione diventava un vero e proprio voto: più link in entrata aveva il sito, maggiore sarebbe stata la sua affidabilità secondo il motore di ricerca, di conseguenza il posizionamento al suo interno sarebbe stato premiato. L’idea fu presa dal mondo accademico dove il conteggio delle citazioni all’interno di ricerche e pubblicazioni viene usato come vero e proprio strumento di misura per l’importanza accademica di un candidato o di un documento.

La cosa funzionò incredibilmente, poichè le persone tendevano a citare (e di conseguenza a linkare) spontaneamente i contenuti che ritenevano più rilevanti per un determinato argomento, andando così ad arricchire il numero di backlinks di un sito web. Questa semplice intuizione, all’epoca segnò una vera e propria rivoluzione.

L’importanza del PageRank

Il pagerank visto nella Google Toolbar

Il pagerank visto nella Google Toolbar

Il PageRank è stato certamente uno dei principali fattori per la determinazione del posizionamento di un sito web. Ma aveva dei grossi difetti, uno su tutti: era facile da ingannare.

Fatta la legge trovato l’inganno recita un noto detto. Il PageRank è una “legge” se vogliamo definirlo così, per cui non passò molto tempo prima che i vari webmaster di tutto il mondo trovarono un modo per sfruttare a loro vantaggio queste conoscenze. Il fenomeno dei Google Boombs (che consisteva grossomodo nel creare artificiosamente dei link con lo scopo di aumentare il pagerank di un determinato sito) costrinse Google a prendere seri provvedimenti e misure precauzionali da cui si innescò tutta una serie di aggiornamenti e implementazioni per gli algoritmi di ricerca di Google.

La fine del PageRank

Rip PageRankIl mondo digitale si muove velocissimo, per cui tutto ciò che ruota attorno al web deve essere rapido quanto il web stesso, deve imparare a mutare e adattarsi. Il PageRank di Google, ormai era associato al “valore assoluto” da raggiungere per ottenere risultati tangibili sul web, e nel 2008 magari ancora era così; ma oggi (nonostante si mormori che sia ancora un fattore di indicizzazione, fonte MOZ) sappiamo per certo che non è più l’unico fattore con il quale Google posiziona i siti web all’interno delle sue SERP.

Ciò che è certo è che dal 2013 in seguito ad un annuncio ufficiale, il PageRank non è più aggiornato e non è più considerato un metro di valutazione sulla qualità/affidabilità di una pagina web.