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By: Innoveazine Acceso: Giugno 07, 2017 In: Innoveazine Comments: 0

“Se non sono collegamenti non naturali, ma semplicemente link provenienti da un sito di spam, io li ignorerei”

Dal tweet dello scorso mese di John Muller di Google si è aperto un dibattito riguardo i backlinks provenienti da siti di spam e i link non considerati naturali.

Questi se pur differenti tra di loro sono considerati fattori penalizzanti da Google.

Stando a quanto affermato in un altro tweet nel quale John Muller rispondeva alla domanda di un utente, non è detto che link non naturali derivino necessariamente da siti di spam. Difatti per sito di spam si intende un sito che talvolta può aprirsi anche automaticamente, ed è caratterizzato da messaggi ripetuti generalmente commerciali o offensivi. Nonostante i contenuti, però, tale sito può contenere dei collegamenti definiti naturali.

“E’ possibile avere un collegamento non naturale da un buon sito ed uno naturale da un sito di spam”

Ha poi affermato di porre la nostra attenzione sui siti non naturali in generale e non dal collegamento dove questi provengono.

Seguendo quindi il consiglio dell’addetto ai lavori di Google, ci focalizziamo sugli unnatural links; essi vengono definiti come “collegamenti che non sono stati inseriti dal proprietario di una pagina e che quindi vengono considerati come una violazione.”

Questi link non naturali vengono creati con l’intento di eludere quelle che sono le regole imposte da Google, così da manipolare il Page Rank e la classifica dei link sul motore di ricerca. Molte tecniche per fare ciò sono subdole e si nascondono dietro “donazioni” che si effettuano verso siti che magari una volta avevano il PageRank alto o che comunque godono di una buona considerazione da parte di Google, rendendo così più visibile il link.

Ovviamente tale collegamento poiché è pagato ed inserito in un contesto artificioso, viene considerato innaturale.

Negli anni Google ha affinato i suoi algoritmi di ricerca, facendoci conoscere i vari Panda e Penguin, che senza distinzione hanno colpito chiunque infrangesse le rigide regole imposte da Big G. In futuro continueremo a vedere implementazioni di nuovi algoritmi atti ad affinare i risultati di ricerca e premiare ciò che più conta, ovvero l’esperienza dell’utente.

Quindi il consiglio di Google, che possiamo leggere tra le righe è quello di non affannarsi in pratiche ormai superate, bensì concentrarsi su ciò che veramente conta: la creazione di contenuti interessanti per gli utenti.